Come ogni mese, è arrivato oggi l’atteso appuntamento a Meknes. Sveglia alle 5.30 del mattino, zaino in spalla e si parte in missione. Il treno delle 6 è poco affollato e chi c’è è ancora in parte dormiente. Io e Alessia ci facciamo spazio nello stretto corridoio e ci sistemiamo nella nostra cabina, accorte a non svegliare nessuno. Mentre guardo il panorama di Rabat scorrere dal finestrino inizio ad assopirmi, la poltrona del treno non mi è mai sembrata così comoda. Una lunga giornata ci attende e quelle due ore di viaggio possono rivelarsi fondamentali per ricaricarsi prima del lavoro.
Arriviamo a Meknes, la stazione è tranquilla, il paesaggio diverso. Meknes è una delle quattro città imperiali del Marocco, il territorio che la circonda è verdissimo e ricco di coltivazioni, soprattutto di olive e uva. Siamo in una zona più continentale rispetto a Rabat, guardandosi attorno ci si trova circondati dalle montagne. L’aria è più pungente d’inverno, il sole più forte d’estate.
Dopo un doveroso caffè e una colazione veloce, ci fiondiamo subito verso l’ospedale. L’ultimo piano dell’ospedale Mohammed V di Meknes ospita l’orfanotrofio “le Nid”, dove vivono bambini e ragazzini in attesa di essere adottati. Parte della struttura è dedicata invece a bambini e ragazzi più grandi, senza famiglia, con disabilità. L’ambiente è d’impatto e ci è voluto un po’ per me ad abituarmici. Ma ormai io ed Alessia siamo come di famiglia qui dentro e anche oggi gli operatori e i bambini aspettano il nostro arrivo e ci accolgono tutti con grandi sorrisi.
I bambini sono molto seguiti, gli operatori si prendono cura di loro come fossero i propri figli. La nostra figura di riferimento è Kenza, una donna che lavora qui da ormai vent’anni e conosce ogni bambino e ogni operatore. La sua figura si è trasformata col tempo e ora svolge il ruolo di responsabile di una piccola ludoteca adibita a trattamenti riabilitativi e momenti di svago, dove i bambini vengono a turno a giocare.
Il compito mio e di Alessia è principalmente quello di aiutare Kenza nell’individuazione degli obiettivi e la costruzione di un piano riabilitativo per tutti quei bambini con disabilità che necessitano di trattamento, assisterla nello svolgimento delle sedute e monitorarne l’andamento. Trovo veramente impressionante la forza e la passione con cui Kenza si occupa dei bambini, la forte relazione che ha creato con ognuno di loro e il senso di famiglia che riesce sempre a trasmettere anche a noi.
E dopo un’intensa giornata di lavoro ce ne andiamo stanche ma contente, speranzose di essere riuscite a trasmettere qualcosa che potrà essere di aiuto ai bambini e agli operatori e fiduciose nel futuro di questi piccoli.
Alice Friscione, Casco Bianco con OVCI in Marocco.